Problematiche e minacce per la conservazione
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Nel SIC si segnalano le seguenti problematiche e minacce per la conservazione dell’habitat 6210*:
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Abbandono: Le tradizionali attività agro-pastorali che in passato avevano consentito la conservazione di molti ambienti di prateria del SIC, sono state interessate negli ultimi decenni da una progressiva riduzione in frequenza e intensità. Il sempre più esiguo numero di aziende stanziali, da un lato, e l’esclusione dell’area dagli storici percorsi di transumanza delle greggi ovine, dall’altro, hanno contemporaneamente contribuito a determinare un diffuso abbandono dell’area, che ha di conseguenza innescato variazioni della composizione floristica delle praterie, con progressivo incremento di Brachypodium rupestre, invasione di arbusti e, sul lungo periodo, successione a formazioni forestali chiuse a Quercus pubescens. L’invasione arbustiva, in particolare, è attualmente considerata la più frequente causa di cambiamenti rilevata negli habitat 6210*, nonché un’acuta minaccia per il conseguente declino, sul lungo periodo, della ricchezza specifica delle praterie e del numero di orchidee.
Con il progetto si intende realizzare una serie di azioni atte a recuperare parte delle praterie abbandonate ormai interessate da invasioni arbustive e arboree, e a implementare una gestione pastorale sostenibile, durevole e condivisa nell’area.
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Incendi: La Bassa Valle di Susa è ritenuta ad alto rischio di incendio. Nel SIC il rischio appare peraltro accentuato dall’elevata quantità di fitomassa secca al suolo e dalla diffusa invasione arbustiva, conseguenze dell’assenza di utilizzazioni agro-pastorali. I cambiamenti d’uso del suolo e, in particolare, l’abbandono, sono infatti ritenuti responsabili dell’aumento del rischio di incendio a seguito dell’aumento di biomassa combustibile nelle aree interessate. Il fuoco è ritenuto una minaccia tipica per l’habitat 6210* nelle regioni mediterranee, in particolare in quanto possibile causa di variazioni della composizione floristica e di erosione del suolo. L’invasione di specie pirofite postincendio (a es. Brachypodium rupestre) può infatti determinare importanti perdite di biodiversità laddove esse divengono dominanti.
Il progetto, reintroducendo una gestione pastorale duratura dell’area, può essere considerato un utile strumento di prevenzione locale degli incendi. La ripresa delle utilizzazioni nelle aree montane è infatti considerata una misura in grado di diminuire efficacemente la biomassa combustibile al suolo e, con essa, il rischio di incendio. Similmente al pascolamento, anche il decespugliamento può essere considerato utile a tal fine.
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Accesso non autorizzato di motoveicoli: su alcune aree del SIC sussiste un problema di degrado della viabilità di servizio ai settori di intervento e di alcune aree a prateria limitrofe, determinato dall'accesso non autorizzato con motoveicoli.
Il progetto mira a un ripristino delle aree degradate, a protezione dell’habitat e a servizio pastorale, e vigilanza da parte del personale dell’Ente di gestione.
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Cambiamenti della destinazione d’uso del suolo: i cambiamenti d’uso del suolo sono considerati una tipica e diffusa minaccia per la conservazione di qualsiasi habitat, potendo portare alla loro degradazione, distruzione e/o frammentazione e alla scomparsa delle specie animali e vegetali correlate. Nel SIC le possibili minacce per l’habitat 6210* possono tuttavia essere considerate minime, sia per la tipologia di area, sia per la politica territoriale.
I beneficiari propongono una gestione conservativa di lungo periodo su alcune superfici rappresentative dell’habitat di proprietà pubblica. Per le proprietà private, i beneficiari intendono invitare, attraverso le azioni di divulgazione, i proprietari e gli aventi diritto a tutelare l’habitat e possibilmente a consorziarsi per la futura gestione.