L’acquisto di un gregge di servizio da parte dell’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie, per impiegarlo sul territorio di competenza con la finalità della conservazione e recupero di habitat di prateria, è una pratica innovativa almeno nel contesto regionale e potrebbe divenire in futuro un esempio per altre realtà.
In Italia e in altri paesi europei ci sono alcuni esempi di gestione per parte di pubbliche amministrazioni attraverso greggi di servizio, tra questi:
-Provincia di Brescia: due distinti progetti che prevedono l'impiego del pascolo di servizio con ovini per il ripristino, la conservazione e il miglioramento degli ambienti collinari: Il primo è stato intrapreso dal Comune di Erbusco, l'altro è promosso e gestito dal Parco delle Colline di Brescia e ha per oggetto la cerchia di colline che chiude a Nord l'area urbanizzata di Brescia e dei comuni limitrofi.
-Gregge di pecore nella città di Parigi: il comune di Parigi da aprile di 2013 ha svolto la pulizia di diversi parchi e giardini con un gregge di pecore.
-Rete di aree pascolo-tagliafuoco di Andalusia (RAPCA), Spagna: programma per la prevenzione di incendi forestali mediante il pascolo di pecore nei viali tagliafuoco
-Asini nel centro ricerche Enea della Casaccia (Roma) che tengono puliti alcune aree verdi dalla primavera del 2011.
-Gregge di pecore del Parco Nazionale della Majella per compensare i danni dalla predazione lupina: il parco gestisce, in convenzione con allevatori e/o in un apposito centro zootecnico costituito dal Parco stesso, un gruppo di animali che potranno essere all’occorrenza ceduti agli allevatori danneggiati che ne faranno richiesta.
L’obiettivo dell’Ente è di costituire un gregge di servizio che possa essere impiegato da subito nella gestione del SIC e in futuro nella gestione conservativa anche di altre aree. Ciò è innanzitutto premessa per il mantenimento delle azioni post-progetto oltre che concreta dimostrazione dell’importanza delle attività agro-pastorali nella conservazione della natura. Si ritiene che tale azione possa dunque stimolare la realizzazione di simili attività in futuro in altre aree protette, considerando che si tratterebbe della prima esperienza in tal senso in Piemonte.
Gli animali saranno destinati al pascolamento turnato nei due settori dell’area di intervento (superficie di 83 ha di habitat 6210* sottoposto a gestione), secondo i tempi e le modalità definiti nel corso del progetto. Infatti, l'unica finalità per cui il gregge può essere utilizzato è la protezione della natura, in particolare la gestione conservativa dell’habitat 6210*
Il pascolamento, grazie agli investimenti effettuati (animali e attrezzature) sarà infatti lo strumento di conservazione dell’habitat 6210* anche durante l’After-Life.
Le azioni del progetto rappresentano, infatti, la garanzia di poter realisticamente implementare una gestione conservativa nell’area: sarà possibile dotare i pascoli di attrezzature fondamentali per la gestione e si doterà l'Ente gestore dello strumento concreto di gestione delle praterie. Le difficili condizioni ambientali (scarsa qualità foraggera, scarsità d’acqua, acclività), poco allettanti per le aziende, miglioreranno poi gradualmente, grazie all’atteso aumento del valore pastorale dovuto alle utilizzazioni e agli apporti con le deiezioni animali.
Come in altre aree d’Europa, tuttavia, l’habitat ha 6210* subito le conseguenze della progressiva riduzione delle tradizionali pratiche di utilizzazione e dell’assenza di strumenti di gestione, che hanno consentito l’instaurarsi di successioni evolutive degradative (con variazioni floristiche, invasione di arbusti e alberi), qui particolarmente rapide dato il contesto di medio-bassa altitudine.
In tal senso, tra i SIC affidati all’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie e in riferimento all’habitat 6210*, il SIC IT1110030 si è presentato come quello più significativo e di maggior pregio floristico (data l’estensione e la ricchezza in orchidee dell’habitat), ma anche come il più minacciato e degradato dall’assenza di utilizzazioni. Inoltre, a differenza di altri SIC, è stata qui riscontrata una maggiore difficoltà di gestione pastorale a causa dell’insufficienza di servizi in loco (a esempio punti acqua), della topografia particolarmente acclive e del ridotto valore foraggero delle praterie, caratteristiche che complessivamente rendono il sito adatto soprattutto al pascolamento con ovini o caprini per brevi periodi.
L’unicità dell’habitat, la necessità di recuperare ampie superfici e di avviare una gestione conservativa di lungo periodo, unitamente alla maggiore vulnerabilità dovuta alla rapidità delle successioni, hanno dunque indotto a scegliere il SIC in oggetto quale sito del progetto.
In questo contesto si configura l’acquisto di un gregge di servizio, unica soluzione per garantire l’utilizzazione dell’area del SIC.
Gli investimenti pastorali sul territorio (punti acqua, recinzioni, animali) renderanno invece sostenibile nel tempo la gestione del SIC, valorizzando e migliorando aree marginali montane attualmente non più interessanti dal punto di vista produttivo per le aziende transumanti e locali.
È noto, infatti, come il pascolamento rappresenti una valida e attiva modalità di gestione conservativa di tale habitat e come nelle aree rurali esso sia importante sia per le economie locali, sia per mantenere il valore estetico dei siti a beneficio delle comunità. Nell’ottica di lungo periodo, gli enti locali potranno quindi concedere l’uso del territorio a fronte del pagamento di una quota pascolo o, per esempio, di interventi di manutenzione laddove necessari.
Grazie ai miglioramenti realizzati e ai periodi di pascolamento previsti in fase di programmazione (primaverile e autunnale, con la finalità di preservare le orchidee e le specie stenomediterranee rare), le praterie potrebbero infatti diventare nuovamente appetibili per le greggi transumanti.
Gli animali acquistati nell’ambito del progetto saranno affidati in gestione gratuitamente a un’azienda privata sia per tutta la durata del progetto, sia dopo la sua conclusione, garantendo una continuità nel tempo dell’azione.
Il gregge sarà attivamente impegnato nel pascolamento dell’intera superficie di habitat 6210* sottoposta a gestione, secondo i tempi e le modalità definiti nel corso del progetto, per tutta la sua durata; successivamente, potrà essere eventualmente affidato ad altre aziende, ma sempre con l’obiettivo di perseguire le finalità di conservazione della natura entro e fuori il SIC. Il pascolamento, grazie agli investimenti effettuati (animali e attrezzature) sarà infatti impiegato anche dopo la conclusione del progetto come strumento di conservazione dell’habitat 6210*.
L’affidamento gratuito del gregge a un’azienda avverrà tramite bando pubblico. Gli animali saranno resi disponibili per quelle aziende che si impegneranno nelle gestione dell’habitat previa adesione del conduttore ai programmi di pascolamento e previo rispetto delle condizioni di affidamento (gratuito, mantenimento dei capi in buona salute, divieto di abbattimento, rispetto delle indicazioni di pascolamento, benefit concessi, ecc.)
L’azienda potrà pascolare gratuitamente nei settori di intervento e impiegare i profitti realizzati con la vendita di agnelli e agnelloni (eccetto quelli destinati alla rimonta) per compensare le spese di gestione e mantenimento del gregge per il resto dell’anno; non potrà invece in alcun caso macellare a scopo produttivo gli animali acquistati nell’ambito del progetto. L’azienda, che avrà in gestione il gregge, potrà gestirlo insieme ad altri animali di proprietà, ma non saranno comunque consentiti greggi di dimensioni eccessive per limitare l’impatto nei confronti della vegetazione (inoltre, anche la rete sentieristica non lo consentirebbe); in tal caso, i parametri del piano di gestione (in particolare la durata del pascolamento) saranno definiti di conseguenza per rispettare le soglie del carico mantenibile dell’area.
Nonostante l’affidamento, il beneficiario coordinatore PNACozie manterrà sempre e comunque la proprietà degli animali, sia in corso di progetto, sia dopo la sua conclusione. Gli animali acquistati non saranno quindi né ceduti, né abbattuti, né destinati ad altri scopi, ma resteranno di proprietà dell’Ente, che ne disporrà attraverso le aziende affidatarie per garantire il perseguimento e la continuazione degli obiettivi di conservazione dell’habitat 6210* secondo le modalità definite nel progetto.